PBNE Extra - Note da Lviv (Ilaria Romano)
La giornalista freelance Ilaria Romano ci racconta la situazione a Lviv/Leopoli.
Ph. Una folla immensa alla stazione di Lviv/Leopoli. © Ilaria Romano. Da “Il Reportage”.
Questa settimana torniamo con il formato EXTRA, ma sulla newsletter e lo facciamo con una graditissima ospite, la giornalista, fotografa e documentarista freelance Ilaria Romano che si trova al momento a Lviv, dopo aver attraversato la frontiera tra Polonia e Ucraina e che al momento sta seguendo la situazione sul territorio per Open Migration e la Radio Svizzera Italiana.
“ Lviv è una città sospesa al momento, dato che da un lato è una città sicura, almeno per ora, qui non si combatte, non ci sono attacchi, diciamo che al momento è completamente defilata rispetto a quella che è la zona calda.
Ci sono 70 km più o meno di distanza da qui al confine con la Polonia e questo, se da una parte la rende più sicura, dall’ altro la rende un punto di transito quasi obbligato per tutte le persone che stanno scappando dalle altre città.
Sicuramente, tutti quelli che viaggiano in treno arrivano qui, sia da Kiev che da Kharkiv, da Odessa, Mariupol, ovunque, tutte le città che hanno ancora una ferrovia e dove le persone possono riuscire ancora a prendere un treno arrivano qui.
Una volta che arrivano qui si riversano nella città, oppure restano in stazione, in quanto vi sono coloro che hanno contatti e che quindi riescono a trovare un alloggio anche temporaneo per una o due notti e altri che non hanno nessuno e si ritrovano quindi in stazione anche con bambini piccoli.
Abbiamo quindi una stazione piena di gente, con tutto l’ aiuto che viene dato dato che da quel punto di vista la città si sta organizzando con decine e decine di volontari che fanno di tutto, forniscono pasti caldi, danno informazioni per i treni e gli autobus ma tutto è preso d’ assalto, quindi è molto difficile effettivamente permettere e garantire partenze, arrivi e soste in tempi ragionevoli.
Ci sono persone che aspettano ore e ore, anche giornate intere per poter proseguire il loro viaggio, quindi è una situazione molto complicata. L’ estraniamento che si ha da qui, con la situazione delirante della stazione è quello col centro della città, dove forse dal punto di vista della tranquillità forse ce n’ è anche troppa.
La gente per strada non è molta, questo dicono gli abitanti e sopratutto quello che i locali dicono che la gente che incontrano per strada sono per la maggior parte sfollati di altre zone. I cittadini del posto, avendo sospeso i loro lavori abituali non passeggiano di certo e se sono in giro è per qualche motivo di volontariato e solidarietà.
Tutti hanno riconvertito le loro attività qui, questa è una cosa che sta succedendo ogni giorno con il mondo accademico, il mondo della cultura, teatri, palazzi dell’ arte, i cui personali hanno deciso di lavorare per gli altri, chi mettendo insieme aiuti, offrendo posti per dormire, cucinando e così via.
Una cosa molto bella che sto riscontrando in moltissimi teatri è che si sono messi tutti a disposizione come dormitori, alcuni con materassi sul palco e in platea, sostituendo l’ attività teatrale con l’ accoglienza, mentre altri vengono usati come magazzini di stoccaggio.
Teatro Kurbash, Lviv, Leopoli © Ilaria Romano. Da “Il Reportage”.
Tra i magazzini il più grande è quello che è stato allestito nel Palazzo dell’ Arte, un palazzo in centro con una sala cinema e una espositiva, con due piani e un piano interrato ormai ricoperti di scatoloni con aiuti di ogni genere, dal cibo ai vestiti e medicinali che poi da lì vengono direzionati con altri volontari che si trovano altrove.
In centro città non c’è una percezione di paura palese, poichè la situazione è tranquilla al momento e di rado suonano le sirene. Qui è successo solamente tre-quattro volte, sempre in orari serali quando normalmente è già scattato il coprifuoco, che va dalle 10 di sera alle 6 del mattino.
Un’ altra cosa particolare che è successa a Lviv è che ora è vietato vendere alcoolici; si è decisa questa misura in quanto si ritiene opportuno che la gente non sosti per strada se non è in condizioni di tranquillità e completa vigilanza di sè stessa.
Tutti i locali devono chiudere alle 10, ma alcuni chiudono anche prima, alcuni non aprono per niente e quindi durante il giorno sono pochi i locali aperti, i caffè, le pizzerie che forniscono servizi al centro e agli uffici sono per la maggior parte chiusi, mentre quelli che aprono hanno orari ridotti e non un grande giro di clientela.
Un’ altra nota particolare riguarda i monumenti che si stanno vedendo sempre più avvolti in questi teli bianchi per proteggerli da un eventuale attacco chimico o attacchi che potrebbero danneggiarli, che è un segno di cura anche per l’ Arte. Lviv è una città bellissima che ci tiene molto al suo patrimonio artistico.
Qui la speranza è che la situazione non peggiori, che si riescano a gestire i profughi, che la guerra finisca e che non si vada oltre, ma sono tutti pronti.
La differenza tra il centro e quello che succede fuori è che ci si sta già organizzando con queste guardie di vigilanza civile, volontari, non armati che creano posti di blocco e stanno effettivamente iniziando a fermare le persone, le macchine e a cercare di dare un minimo aiuto alla polizia ufficiale.
Subito fuori dal centro, l’ aria si fa più tesa anche qui dove, mediamente è tutto molto tranquillo.”
Potete seguire il lavoro di Ilaria su RSI qui e per Open Migration qui e anche sul Reportage, qui. Qui invece trovate il sito di Ilaria con i suoi pezzi e i links ai suoi account social.
La newsletter regolare torna la prossima settimana, dove continueremo a parlare delle reazioni britanniche alla invasione russa e dei prossimi sviluppi, interni e oltre la Manica. Buona lettura e come sempre, SHARE-LIKE-SUBSCRIBE.