Gli effetti del Super Thursday, il trionfo dell' SNP e la cancel culture d'asporto
Il Labour si lecca le ferite mentre l' SNP guarda a un secondo referendum. Nel frattempo l' export della cancel culture dal Regno Unito all' Italia procede senza controlli doganali.
La crisi del Labour, tra i risultati del Super Thursday e le lotte interne
Il Super Thursday, la tornata di elezioni locali della scorsa settimana rappresentava il primo, importante test elettorale per la leadership di Sir Keir Starmer.
L’ intento e la necessità del leader, della sua cerchia e del suo governo ombra era quello di lasciarsi alle spalle il risultato elettorale delle Politiche del 2019, il peggiore dagli anni 30’ e vi era una visione di potenziale successo riportata dalla suddetta cerchia, in uno scenario politico post Brexit.
Da Hartlepool, un seggio rimasto rosso Laburista sin dalla sua creazione a Plymouth, Southampton, Harlow fino al Parlamento Scozzese di Holyrood il Labour Party ha poi perso 326 consiglieri locali e otto consigli locali, in favore sopratutto dei Conservatori, ma anche dei Verdi.
Hartlepool era effettivamente uno dei centri al quale il partito guardava con maggiore apprensione; qui, il candidato indipendente del partito, il dottor Paul Williams ha raccolto il 28,7% delle preferenze, contro il 51,9% della donna d’ affari e candidata Conservatrice, Jill Mortimer.
La sconfitta di Hartlepool, un seggio che aveva retto anche di fronte al crollo, nel 2019 del Red Wall, il Muro Rosso Laburista del Nord dell’ Inghilterra non ha rappresentato un esito sorprendente, come documentato da Owen Jones prima delle elezioni nel reportage “The Battle for Hartlepool”.
Non si è trattato tuttavia di una apocalisse per il partito di opposizione, che ha mantenuto la maggioranza nel Parlamento del Galles, nella London Assembly, vedendo poi la riconferma di Sadiq Khan a Sindaco della capitale, quella di Andy Burhnam a Sindaco di Manchester e la vittoria di Joanne Anderson a Liverpool, la prima donna nera divenuta Sindaca di una città britannica, una città peraltro storicamente al centro della tratta atlantica e dove ha sede il Museo della Schiavitù ( potenziale collocazione perfetta per le statue di schiavisti, peraltro).
Come era prevedibile, la resa dei conti interna al partito non si è fatta attendere. La vice-leader del Labour, Angela Rayner è stata licenziata dai ruoli di Presidente del partito e coordinatrice delle campagne elettorali ( in virtù della elezione diretta, la vice-leader del partito non può essere rimossa dal leader o dalla sua cerchia).
La scelta di Starmer ha causato un grande sommovimento nel partito, al pari del rimpasto del Governo Ombra. Da un certo punto di vista, il partito è unito, dalla sinistra al centro e a destra nell’ interrogarsi sul futuro con Starmer alla guida, di fronte a due punti centrali, identità e valori. Boris Johnson e l’ ex leader Jeremy Corbyn hanno entrambi identità e valori, diversi, lontani, ma chiari e fino a quando non si riuscirà a capire dove Starmer vorrà portare il partito, il Labour non potrà uscire dalla palude.
Lo Scottish National Party, Nicola Sturgeon e le prospettive di un secondo referendum
Oltre il Vallo di Adriano, sia i Conservatori che i Laburisti si sono trovati dalla parte degli sconfitti. I Conservatori contano a Holyrood 31 seggi, i Laburisti sono scesi a 22, i Lib Dems a 4, mentre lo Scottish National Party con i suoi 74 seggi ha la maggioranza a Holyrood, che potrebbe essere ulteriormente incrementata in una coalizione coi Verdi Scozzesi, i quali contano ora otto seggi.
Per discutere meglio del quarto successo elettorale dell’ SNP e degli scenari di un secondo referendum per l’ indipendenza, abbiamo intervistato Matteo Pascoletti. Pascoletti lavora nella comunicazione digitale e ha scritto, tra gli altri, per Valigia Blu, Vice, Tascabile e Not, oltre al romanzo I giorni della nepente. Una storia tossica (Effequ) e attualmente vive in Scozia.
Come si può descrivere lo Scottish National Party alla luce dell’ ultimo successo elettorale , considerando il fatto che generalmente quando pensiamo a forze politiche e indipendentiste nel Regno Unito e in Europa ci troviamo di fronte a un orientamento politico ben diverso e quali sono le prospettive a Holyrood?
L’ SNP nasce come partito a matrice indipendentista e si caratterizza nell’ arco degli anni, anche attraverso quella che poi è l’ attività di alcune correnti, come il partito del nazionalismo civico, quel tipo di indipendentismo che vuole mantenersi all’ interno della democrazia liberale. Nicola Sturgeon fa parte dell’ ala gradualista del partito, l’ ala che vuole progressivamente arrivare all’ indipendenza. Ci sono due numi tutelari a livello politico per Sturgeon, in negativo e positivo. In negativo vi è la Thatcher, poichè la Prima Ministra arriva dalla working class scozzese e si trova a maturare la sua coscienza politica negli anni in cui il governo Thatcher smantella la grande industria scozzese, sopratutto a Glasgow, mandando sul lastrico molte famiglie e vedendo la debolezza del Labour nel proteggere la classe lavoratrice, unendosi poi all’ Snp. In positivo invece vi è Nelson Mandela che tenne un discorso a Glasgow. La posizione di Sturgeon è di evidenziare la necessità della Scozia di allontanarsi dalla Gran Bretagna per realizzare il proprio potenziale, non rappresentando la Gran Bretagna come nemico, ma come diverso. In queste elezioni in Scozia hanno votato anche i richiedenti asilo e lo scambio di battute con Jayden Fransen [ex vice-leader di Britain First, formazione di estrema destra che correva nel seggio di Sturgeon], definita da Sturgeon come razzista e fascista. Quando poi ha commentato la sua vittoria, Sturgeon ha sottolineato il risulato della “teppista di estrema destra” (Fransen) con soli 46 voti. Queste elezioni hanno avuto due esiti a livello dell’ affermazione dell’ SNP. L’ ala più legata all’ etnonazionalismo si era buttata su Alba di Alex Salmond, l’ ex mentore poi divenuto avversario politico di Nicola Sturgeon, non conquistando nessun seggio. Questo ha permesso di cristalizzare la linea politica dell’ SNP su un pubblico più giovane, multiculturale e molto aperto sulle questioni dei diritti umani e civili, spostando il baricentro del partito molto più a sinistra. Sturgeon è poi molto popolare tra le donne e i 16-24enni, un cambio di paradigma notevole rispetto alla generazione di Salmond. Non è un caso che siano molto filoeuropeisti e che stiano cercando dialogo con altre nazioni europee per far pressione anche dall’ esterno perchè Sturgeon dovrà sempre più muoversi come leader di un Paese europeo cercando un contrasto costruttivo con il Regno Unito, come ad esempio si è visto con la ratifica scozzese della Convezione Onu per la protezione dei minori.
La Brexit ha contribuito notevolmente a cambiare la narrativa rispetto all’ indipendenza nell’ elettorato scozzese. Quali sono stati gli altri fattori e qual’ è il ruolo dei Verdi scozzesi?
In Scozia il Remain ha ottenuto il 62% e si è creato il presupposto per richiedere un nuovo referendum sull’ indipendenza. Non vi è un vincolo legale per tenere il referendum, ma Londra deve approvare il trasferimento dei poteri per permettere alla Scozia di indirlo. La questione al momento è che Sturgeon e l’ SNP non hanno fretta di indire il nuovo referendum per due motivi: il primo è che non possono sbagliarlo, dato che il rischio sarebbe quello di affossare la causa indipendentista e perdere il proprio peso politico e il secondo è legato alla gestione della pandemia e alla distribuzione dei vaccini. L’ opinione pubblica sta accettando che si andrà verso un nuovo referendum e questa è la prima vittoria di Sturgeon. Per quanto riguarda i Verdi, questi sono un partito di sinistra molto aperto che prende voti da sostenitori dell’ SNP e del Labour e spostano il baricentro di Holyrood a sinistra, spingendo l’ SNP a spostarsi su certi temi per non perder voti. La principale opposizione politica al Governo Johnson, come ho scritto sulla mia bacheca Facebook provocatoriamente, al momento viene dalla Scozia e da Nicola Sturgeon. Se si vede come parlano della pandemia Sturgeon e Johnson, si vedono due modi completamente diversi di intendere la società e di intendere la guida di un Paese. Sturgeon è una underdog della politica britannica per tre motivi: è una donna, proviene dalla working class ed è scozzese ed è quindi l’ antitesi di Johnson, proveniente dalla upper class inglese che trova nella Prima Ministra una avversaria che è un pò la sua kryptonite.
Parlando di esportazioni dal Regno Unito all’ Italia che non sono state investite dalla Brexit non possiamo non pensare alla cancel culture, che è particolarmente popolare nella discussione giornalistica italiana ed è stata in gran parte esportata da tabloids e media delle destre statunitensi e britanniche.
Sicuramente c’è un problema e questo tipo di macrometafore porta a collegare dei fatti che non sono normalmente collegabili e hai quindi questa specie di internazionalismo per il quale se una attivista in Olanda dice che Gorman dovrebbe essere tradotta da una traduttrice nera tutti si ritrovano ad essere esperti di attivismo in Olanda. Se allo stesso tempo, negli stessi Paesi vengono introdotte legislazioni repressive non se ne parla. In Italia non si è praticamente parlato del Policing Bill, che è grave in quanto è fatto appositamente per bloccare il diritto a manifestare o delle ingerenze del Dipartimento dell’ Istruzione nei programmi scolastici e i gruppi che promuovono la lotta al capitalismo. La cancel culture che viene narrata è tutta sulla Twitter mob, Black Lives Matter e simili, e come si vede nel caso di Giunti in Italia sappiamo gestire i conflitti nel momento in cui non ci toccano, ma il problema è quello della esistenza di una sorta di macroconserteria, oltre i quali ci sono i “barbari” della Twitter mob. Possiamo parlare delle tutele sul lavoro rispetto a quanto viene scritto da dipendenti sui social, ma lì si entra nella sfera del diritto, mentre la narrazione della Twitter mob e del “non si può dire nulla”, rientra nello spazio di una concezione di libertà di espressione da borghesi ingenui.
Potete seguire Matteo Pascoletti su Twitter @matteoplatone.
Per questa volta è tutto, noi torniamo tra due settimane con la newsletter e ci sentiamo nel weekend con il podcast.