Giornata della Memoria 2022, "Prima i cani, poi gli afghani" e il Regno Unito tra Kiev e Mosca
Giornata della Memoria e antisemitismo nel Regno Unito, il tradimento afghano e Londra tra Kiev e Mosca.
Giornata della Memoria 2022
Oggi cade, nel Regno Unito come in Italia e nel resto del mondo, la Giornata della Memoria.
La Giornata della Memoria invita sempre a riflettere sulla concezione di memoria attiva e non retorica ( si ricordano infatti anche i genocidi seguiti alla Shoah, in Cambogia, Rwanda, Bosnia e Darfur) specialmente considerando quanto il veleno dell’ antisemitismo resti attivo globalmente e in Europa, agganciandosi anche alle teorie del complotto sul Covid-19 e all’ odio online, anche nel Regno Unito.
L’ organizzazione antifascista e antirazzista HOPE not Hate ha lavorato a un rapporto “AntiSemitism in the Digital Age: Online Antisemitic Hate, Holocaust Denial, Conspiracy Ideologies and Terrorism in Europe” , in collaborazione con la Fondazione Amadeu Antonio e la Fondazione Expo, pubblicato il 13 Ottobre del 2021. Il rapporto analizza come, anche nel Regno Unito le teorie del complotto sul Covid-19, tra cui quelle legate alla relazione tra 5G e diffusione del virus, anche se non emergono come direttamente antisemite, finiscono poi per saldarsi con l’ antisemitismo, una volta introdotte come parti di macro-teorie del complotto.
L’ antisemitismo non si manifesta poi solo online nel Regno Unito. Lo scorso Dicembre una quarantina di giovani ebrei britannici erano stati intimiditi e attaccati, con sputi e offese mentre si trovavano su un bus a Oxford Street, a Londra. L’ Ofcom, il regolatore britannico di telecomunicazioni, radio, televisione e servizi postali, ha confermato di aver aperto una inchiesta sul modo in cui la BBC ha presentato gli eventi del Dicembre scorso.
Una delle voci più significative che interpretano e incarnano l’ idea della Memoria come non retorica è sicuramente quella di Lord Alf Dubs, membro della Camera dei Lord per il Partito Laburista. Dubs, arrivò nel Regno Unito grazie al Kindertransport, una operazione di salvataggio tra il 1938-39, volta a salvare bambini ebrei, facendoli arrivare nel Regno Unito dai territori controllati dalla Germania Nazista che ebbe luogo prima dell’ inizio del conflitto. Di fronte a una delle entrate della stazione di Liverpool Street a Londra, si può trovare il memoriale del Kindertransport che vedete in fotografia. Dubs, anche in virtù della sua esperienza personale è da sempre molto vocale sui diritti dei rifugiati e richiedenti asilo e, insieme a Stephanie Shirley ed Eric Reich, anche loro salvati dal Kindertransport, hanno indicato la necessità di riaprire percorsi sicuri per i rifugiati nel Regno Unito, dopo la morte di 27 migranti nella Manica. Dubs ha poi anche espresso la contrarietà alla Clausola 9 del draconiano Nationality and Borders Bill, clausola che permetterebbe di revocare la cittadinanza britannica, senza bisogno di informare il cittadino o la cittadina colpiti dalla misura.
Prima i cani, poi i gatti e forse gli afghani
Stanno emergendo nuove rivelazioni che intaccano la figura di Boris Johnson, ma per una volta, non si tratta del #BYOBgate (dovremo aspettare per la pubblicazione del rapporto di Sue Gray), ma bensì di qualcosa di molto più grave, ovvero l’ evacuazione di 173 cani e gatti dall’ Afghanistan, evacuazione autorizzata dallo stesso Primo Ministro, secondo quanto emergerebbe da alcune emails.
Chiaramente il problema non è presentato dalla evacuazione in sè, ma bensì del fatto che numerosi cittadini afghani sono stati abbandonati al loro destino, dopo aver collaborato con le forze militari britanniche e trovandosi quindi nel mirino dei Talebani tornati al potere. Le giornaliste Amelia Gentleman e Emma Graham-Harrison del Guardian hanno intervistato due cittadini afghani che hanno, rispettivamente, collaborato con progetti britannici di aiuto umanitario e come sorveglianza per l’ Ambasciata britannica a Kabul.
Le interviste fanno parte di un progetto più ampio del Guardian su cittadini e cittadine dell’ Afghanistan, traditi e tradite dal Regno Unito. Resta da vedere se queste rivelazioni, tuttavia, se confermate, provocheranno lo stesso sdegno dello scandalo legato alle feste di Boris Johnson, minando ancor di più la sua guida del Partito Conservatore, e del Paese o se verranno invece dimenticate.
Il Regno Unito tra Kiev e Mosca
Boris Johnson ha annunciato che il Regno Unito mobiliterà le sue truppe in Europa in caso di una invasione dell’ Ucraina da parte di Mosca, che ha finora mobilitato 100,000 soldati al confine orientale del Paese.
La tensione è altissima, tra gli Stati Uniti con il blocco della NATO e la Federazione Russa. Johnson ha anche annuciato, oltre al fronte militare, l’ intento di colpire la Russia con “sanzioni senza precedenti” in caso di invasione russa. Johnson ha anche aggiunto che il Regno Unito utilizzerà sia la diplomazia che la deterrenza, al fine di raggiungere una soluzione pacifica.
La situazione attuale offre un sospiro di sollievo a Johnson, il quale può spostare il baricentro della discussione dalle questioni interne alla grave crisi in corso. Inoltre, Johnson ha dalla sua il fatto che Londra non è legata dalla stessa dipendenza energetica che Roma e Berlino hanno con Mosca. La Germania e l’ Italia stanno infatti portando avanti un approccio, pur sempre nel solco della NATO, decisamente molto più cauto e volto a non compromettere i rapporti con Putin. Nel caso italiano, non differentemente da quello tedesco, gli interessi economici sono poi molto significativi.
La giornalista ucraina Olga Tokariuk ha rilasciato una testimonianza presso il Comitato della Difesa alla Camera dei Comuni riguardo alla situazione attuale, dai recenti cyberattacchi contro l’ Ucraina alla crescita della tensione al confine. Tokariuk ha sottolineato che il governo ucraino ha lavorato per diminuire i timori della cittadinanza ucraina, sottolineando che i rischi di una possibile invasione si collocano in settimane, non giorni, ma tuttavia questo rischio non può essere escluso. I cittadini ucraini non hanno al momento ceduto al panico, secondo quanto riportato da Tokariuk, la quale vive a Kiev e ha sottolineato l’ intento del Paese e nel Paese, di difendersi.
Tokariuk è intervenuta negli ultimi giorni per presentare la situazione attuale vista da Kiev su media britannici e italiani, come gli Stati Generali. In Italia, molto spesso la narrativa mediatica su Russia e Ucraina è particolarmente tossica nei confronti di Kiev, come provano anche le reazioni che si sono scatenate contro il documentario “Crossfire” sulla morte di Andrej Mironov e Andrea Rocchelli ( e il processo contro Vitaliy Markiv) di prossima uscita, al quale hanno lavorato Tokariuk, Ruben Lagattolla, Danilo Elia e Cristiano Tinazzi che ne è anche il regista.
🇬🇧
The aim, for the newsletter and the podcast both, is to introduce more bilingual content (not the best word, I know). This time we are just starting with two suggestions.
The first one, if you are interested in finding out more about the Kindertransport and the role of the United Kingdom in saving Jewish children in continental Europe (as well as the one of the Guardian, then The Manchester Guardian specifically) I recommend this Guardian Long Read from last year, by Julian Borger, on that page of history and his own father’s experience.
https://www.theguardian.com/media/2021/may/06/guardian-200-ad-that-saved-jewish-father-from-nazis
The second one is that the documentary “Hostile” has been released. Hostile is a documentary by director Sonita Gale on the British hostile environment, which is, to quote George The Poet’s quote in the movie “It’s not British. It’s Brutish”. The documentary has been longlisted for this year’s BAFTAs and you will find more details about the movie here, while you may watch the trailer below.
Per la prima uscita della newsletter del 2022 è tutto, noi ci risentiamo tra due settimane.
That would be all for today’s newsletter, which will be back in two weeks’ time.