Animal House a Downing Street , the Colston 4 e la furia conservatrice contro gli "statuicidi", il neo-attivista Nigel Farage , il terribile modello australiano e Priti Patel
Più feste e più problemi per Boris Johnson, le voci conservatrici si scagliano contro i Colston 4, Nigel Farage diventa un attivista e il terribile modello australiano finisce sotto i riflettori .
Animal House a Downing Street
“ More parties, more problems”, si potrebbe riassumere così l’ ennesima rivelazione riguardante gli eventi organizzati a Downing Street durante la quarantena.
L’ ultimo caso in questione, rivelato da ITV News, riguarda una mail inviata, a oltre cento contatti, da Martin Reynolds (il Segretario principale del Primo Ministro) nel Maggio del 2020, nella quale invitava i membri dello staff a partecipare a un evento nel giardino di Downing Street, per approfittare del “bel tempo”.
A loro volta, le rivelazioni in questione hanno seguito quelle sulla festa del Natale 2020, tenuta nella residenza del Primo Ministro, rivelazioni che hanno costretto Allegra Stratton (portavoce governativa ed ex giornalista del Guardian, ITV e BBC) alle dimissioni.
La pressione è molto forte sul governo e nello specifico sul Primo Ministro, in quanto gli ultimi sviluppi confermano la tendenza dei “due pesi, due misure” ; nella sola capitale infatti, circa 2,000 persone sono state processate e condannate per aver infranto le regole della quarantena, con multe che superano collettivamente un milione di sterline.
Questo scenario supporta chiaramente le voci e i timori sul futuro di Johnson come Primo Ministro, confermando ancora una volta l’ esibizione di un certo disprezzo per regole e limiti, mentre, in prima fila per il futuro prossimo o per un futuro tutt’ altro che remoto, il Cancelliere Rishi Sunak appare come un candidato papabile. Esponenti Conservatori tra cui Douglas Ross, leader dei Tories scozzesi hanno sottolineato, intervistati da Channel 4, le difficoltà per la tenuta di Johnson di fronte a questi nuovi sviluppi. In aggiunta a questo, un sondaggio di SavantaComRes, effettuato su un campione di 1,040 persone ha evidenziato che due britannici su tre sarebbero a favore delle dimissioni di Johnson in quello che ormai è noto come #BYOBGate (Bring your own bottles).
Una ulteriore questione è la seguente: riuscirà il Labour ad approfittare dell’ avversa linea politica, una linea che sembra quasi ispirarsi a questa scena di Animal House? Vedremo i prossimi sviluppi. Nel frattempo, va detto che la vice-leader del Labour, Angela Rayner continua a non fare prigionieri nei suoi interventi sulla questione alla Camera dei Comuni.
Tha Colston 4 e la furia conservatrice contro gli “statuicidi”
Rhian Graham, Milo Ponsford, Jake Skuge e Sage Willoughby; questi sono i nomi dei cosidetti “Colston 4”, la cui assoluzione (nel processo a loro carico per il danneggiamento della statua di Edward Colston a Bristol) ha scatenato la furia delle voci conservatrici, sia interne che esterne al governo.
Grant Shapps, il segretario dei Trasporti ha affermato che, con il Police, crime, sentencing and courts Bill (PCSC), la nuova legge al momento in discussione alla Camera dei Lords, le limitazioni nei procedimenti giudiziari contro i memoriali verranno contrastate. Michael Fabricant, Conservatore, membro del Parlamento per Lichfield nello Staffordshire ha indicato che il verdetto porterà al danneggiamento di nuove statue.
I quattro erano a processo con l’ accusa di danneggiamento criminale e, secondo il Criminal Damage Act del 1971, chi riceve tale accusa può difendersi dimostrando di aver compiuto tali atti con una motivazione lecita. La difesa ha seguito questa strategia e i Colston 4 e numerosi testimoni hanno sottolineato il fatto che le autorità locali avevano ignorato per tre decadi numerose petizioni della comunità Afro-Caraibica locale riguardante la statua di Colston.
Occorre peraltro ricordare che Colston non era uno schiavista qualunque, ma, come ha spiegato lo storico David Olusoga nel corso della sua testimonianza durante il processo era bensì l’ “amministratore delegato” di una compagnia responsabile per aver schiavizzato il maggior numero di Africani nella tratta atlantica, più di qualunque altra (84,000 persone, di cui 12,000 bambini). La compagnia in questione era la Royal African Company.
Non sorprendentemente, una sentenza che dovrebbe ispirare riflessioni sulla storia britannica e su come questa viene raccontata ha scatenato le furie conservatrici. Tuttavia, come scrive il giornalista Sathnam Sanghera, all’ inizio del suo libro Empireland resta il fatto che una buona parte del pubblico britannico ha imparato a conoscere la vera storia dell’ Impero più negli ultimi due anni di “statuicidi” che nel corso del proprio percorso educativo.
Il neo-attivista Nigel Farage, il terribile modello australiano e Priti Patel
Nigel Farage è un noto animale politico, sempre capace di adattare il suo messaggio politico agli umori del tempo, ma non certo di renderlo meno intollerante. La sua ultima evoluzione è tuttavia sorprendente: Farage è diventato un attivista per i confini aperti.
Confini aperti per milionari e multimilionari, si intende. Farage si è recato a Belgrado per “sostenere” la famiglia di Novak Djokovic e sta sostanzialmente approfittando della luce riflessa dalla vicenda.
Il tennista britannico Andy Murray ha retweetato l’ incontro tra Farage e la famiglia Djokovic, “trollando” il fondatore dello UKIP sulle sue ben note posizioni per la deportazione di cittadini dell’ Europa dell’ Est dal Regno Unito.
La dura difesa dei confini resta tuttavia un modello per la destra dei Conservatori, come si evince dal Borders Bill, i progetti della Ministra Priti Patel di deportare richiedenti asilo in paesi terzi mentre le loro richieste vengono analizzate, in un continuo richiamo al sistema di detenzione nelle isole dell’ Oceania come Manus. Questo sistema, se introdotto oltre la Manica causerebbe un “imbarazzo internazionale” al Paese secondo avvocati, ex dipendenti pubblici e dottori australiani. Anche un fautore della Brexit della prima ora, come l’ ex segretario per la Brexit David Davis, ha sottolineato come il piano di detenzione extra-territoriale della ministra Patel sia “costoso, sbagliato e destinato a fallire”
Se la vicenda di Djokovic ha avuto un merito, per l’ appunto è stato quello di accendere i riflettori sul draconiano sistema australiano, dato che nello stesso hotel ove Djokovic si è trovato suo malgrado, il Park Hotel di Melbourne, vi sono anche trenta richiedenti asilo, detenuti e sospesi in un limbo da anni. Tra loro, troviamo Mehdi Ali, che fuggì dall’ Iran nove anni fa, a 15 anni, con l’ intento di richiedere asilo politico in Australia; Ali fu arrestato e deportato nel centro di detenzione dell’ isola di Nauru. Ali ha raccontato la sua storia a differenti media, tra cui Middle East Eye.
Per la prima uscita della newsletter del 2022 è tutto, noi ci risentiamo tra due settimane e la prima puntata della terza stagione del podcast arriverà molto presto.